Si è tenuta a Roma, il giorno 21 novembre 2019, nella sala teatro della Parrocchia di S.Giovanni Leonardi a Torre Maura la Tavola rotonda dal titolo: “Immigrazione a Roma - buone pratiche” organizzata dalla Essegielle cooperazione internazionale onlus.

Introduce e modera l'incontro Padre Cesar GONZALEZ, parroco della parrocchia di S. Giovanni Leonardi. “Anche io” dichiara subito “sono un immigrato, perché vengo dal Cile”.

Nel suo intervento sottolinea come il fenomeno migratorio degli ultimi anni  costituisca una risorsa per la società, che cambia il volto di alcuni luoghi come il lavoro, la scuola, la parrocchia.

Il cambiamento cui gli stessi sacerdoti hanno assistito è stato evidente: più del 50% degli immigrati cattolici infatti frequenta la chiesa, e il 73% delle parrocchie romane risuona delle risate dei loro bambini.  Ci sono però anche 4 milioni di immigrati non cattolici. E’ necessario allora aprire il cammino ecumenico, abbattendo paura, discriminazione e pregiudizi. L’evangelizzazione ed il cammino di conversione ha avuto in questi anni numeri importanti, spesso silenziosi ma in crescita.

Quale risposta può dare allora la parrocchia alla presenza di questi fratelli? Le buone pratiche possono crearsi dai luoghi di incontro. L’oratorio, ad esempio, è un luogo aperto a tutti, e i bambini sono il più importante esempio di integrazione: per loro non conta il colore della pelle, l’importante è giocare insieme.

Sono provenienti da paesi diversi, ma tutti accomunati dal fattore del tempo libero: questa chiave di lettura potrebbe essere proposta anche ai loro genitori, agli adulti.

Se potessero passare un po’ di tempo libero in compagnia dei propri figli, avrebbero occasione di incontrare anche gli altri papà, potrebbero instaurarsi delle nuove relazioni in maniera spontanea.

La parola passa poi a Gianfranco  GASPARUTTO, Consigliere del VI Municipio di Roma,  Presidente Com.ne Serv Sociali e cofondatore della Associazione “La via del Fare”. Cita nel suo intervento la lettera del Vescovo Pompili, nella quale è scritto: “il bene deve trovare un linguaggio nuovo. Il prete deve trovare nuove vie”.

Nonostante la gran parte delle risorse del Comune per il sociale (l’80%) sia destinato al VI Municipio, il più grande di Roma, abitato da 280mila persone, di cui 45 mila  stranieri, si registrano ancora  la presenza di realtà difficili: molte persone agli arresti domiciliari, la presenza di un terzo di tutte le case popolari di Roma, tante persone deboli, tante persone diversamente abili.

Nonostante la difficoltà di avere dati aggiornati, è emerso con sorpresa che gran parte  della comunità nigeriana è concentrata proprio nel VI municipio, assieme alla comunità albanese.

Mancano però delle rappresentanze per queste comunità, che nel passato avevano nella politica figure come il “consigliere aggiunto” o il “mediatore culturale”. Queste erano delle buone pratiche, che Gasparutto lamenta però siano sparite dal panorama politico attuale.

Lui stesso ha cercato di reintrodurre delle opportunità di incontro, attraverso “il caffè del Consigliere”, uno spazio in cui si ritrova con i commercianti di prossimità per parlare dei loro problemi.

Nonostante il territorio ospiti la più grande concentrazione di SPRAR (n.d.r Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), le iniziative poste in campo in questi anni (ad esempio la pulizia delle strade, effettuata fianco a fianco dei residenti) sono rimaste isolate.   

Prende la parola Daniela CIOCOLO, cofondatrice dell’ associazione “La via del fare” e “presente da anni su questo territorio” come dice lei stessa orgogliosamente.

Le attività a cui faceva riferimento Gasparutto, nate per far “dialogare” gli SPRAR con gli abitanti, sono andate purtroppo sparendo.

Le esperienze del passato, nate proprio in questo quartiere, infatti, dovevano diventare “progetti pilota” da estendere ad altri quartieri, ma non sono sfruttate a dovere.

La gestione di alcune strutture è diventata solo di prima accoglienza, venendo a mancare la funzione integrativa. Passato solo un anno, infatti, ci sono stati i famosi disordini contro il campo nomadi di via di Salone.

Apre una piccola parentesi, con la quale invita a leggere ed informarsi più ampiamente, rispetto a quello che è stato rappresentato dai mezzi di comunicazione.

Il clima avvelenato è purtroppo passato dalla politica alle famiglie, e nelle scuole si registrano dei primi segnali di ostilità alla multiculturalità.

 

La parola passa poi ad Anna MARCHEI della comunità di S Egidio, che conferma che il clima di odio propinato da una certa classe politica è riuscito a penetrare le mura domestiche.

La comunità di S.Egidio cerca di rispondere con la “buona pratica”, che per essa rappresenta da sempre lo stare in strada, con una presenza quotidiana.

Ascoltare i piccoli dolori insegna ad essere attenti ai grandi dolori.

Ascoltando infatti, durante la preghiera della giornata dei rifugiati, le voci dei migranti in fuga dalla guerra che sono sopravvissuti ai naufragi, si è dato forza alla realizzazione dei così detti “corridoi umanitari”, la cui creazione si è avvalsa di una legge già esistente nel sistema normativo.

Tali protocolli per candidare delle persone al visto di ingresso, costituiscono delle vie legali per accedere all’Europa, e contrastano il fenomeno dei viaggi in mare.

La creazione di questi corridoi, utilizzati da tutti i paesi europei, si deve agli italiani, ed il loro costo è totalmente a carico delle organizzazioni non governative.

Oltre a questa realizzazione a carattere nazionale, ci sono iniziative a carattere “locale”.

Più di quaranta famiglie italiane, a Roma, si sono impegnate, autotassandosi, per dare accoglienza ad altre famiglie meno fortunate, provenienti dalla Siria.

Questa ospitalità contribuisce far integrare più velocemente i profughi della guerra siriana. Molti gesti sono nati da quelle stesse famiglie che avevano accantonato progetti di solidarietà, e che poi hanno ritrovato lo spirito e l’entusiasmo di fare qualcosa per gli altri.

 Conclude la sequenza degli interventi Padre Vincenzo MOLINARO, presidente della Essegielle cooperazione internazionale Onlus. 

Proprio nella parrocchia di Torre Maura, infatti, nacque la Essegielle, e grazie alla generosità dei suoi abitanti sono stati realizzati tanti progetti, dalle scuole alle piccole imprese, che hanno costituito la “buona pratica” della organizzazione.

Questi risultati, ottenuti in collaborazione con la CEI e, grazie all’ 8x1000, sono ancora attivi.

L’attenzione della Essegielle è concentrata ora sulla Nigeria, dove, nelle regioni originate dall’ex Biafra, ha costruito una bellissima e frequentatissima scuola.

Nello stato accanto, grazie alle forze che nella nostra società portano frutto, si va realizzando, con l’intervento della CEI e dell’8x1000, una cooperativa agricola.

Allora come possiamo aiutare la Essegielle? Occorre curiosità, far crescere quello che c’è, creare delle nuove occasioni di incontro, per prendere coscienza delle realità sia vicine che lontane, ed allargare così l’orizzonte di ciascuno.